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Giocare coi sensi, apprendere dall’esperienza

Dal travaso alla drammatizzazione delle emozioni con la creazione di piccoli mondi.

La conoscenza di ciò che circonda un bambino avviene sin dal grembo materno, quando si forma il tessuto epidermico, ricco di ricettori e terminazioni nervose. E’ attraverso la pelle e il contatto che il bambino inizia a percepire i confini del proprio corpo e a scindere se stesso dal mondo e dalla mamma. Lo sguardo, la voce, il profumo sostengono il bambino nella scoperta del mondo e nelle sue prime esperienze. Questa conoscenza sensoriale è così forte nei primi 6 anni, tanto da risultare il periodo di maggior apprendimento nel’arco della vita, che la mente del bambino è definita da Maria Montessori come mente assorbente .

E’ il momento in cui il bambino impara attraverso il fare, l’esperienza, quello che lo circonda. Affina le sue capacità intellettive, emozionali, artistiche e motorie attraverso la ripetizione, la creazione, l’esercizio.

Le proposte pedagogiche che riescono a tenere in conto di questo, permettono al bambino di sperimentare nuove vie e possibilità.

Dal travaso..

Immergersi nel travaso. 12-18 mesi

Una delle proposte che ai bimbi più piccoli piace molto è l’ attività del travaso; grande, piccolo, duro, molle, liquido o solido, spostare da un contenitore all’altro è una ricchezza di divertimento e stimoli. Ma nel momento della creazione dei mondi le energie vengono dirottate in maniera più strutturata verso un’attenzione per la gestione di materiali più piccoli, per la presa a pinza e in generale la motricità fine. A volte accade che il pensiero dell’adulto sia di non proporre un “ambiente” strutturato perché dal bambino non è colto appieno se piccolo e ancora in una fase di scoperta motoria. I bambini sono però in grado di immagazzinare più informazioni di quello che pensiamo, infatti non smettiamo di tentare di trasmettere delle regole legate alla pericolosità della situazione solo perché non hanno il concetto di corrente=pericoloso o similmente. Ugualmente possiamo proporre dei mondi semplificati magari dopo una lettura che accompagni il bambino e la bambina verso un’integrazione del vassoio rispetto al mondo reale.

Al racconto

Tre piccoli gufi, narrazione a 30 mesi.

Arrivano poi le parole, i suoni e i versi degli animali. Le storie si raccontano e si immaginano. Si parla delle piccole avventure quotidiane, di quello che accade nelle proprie vite, ma ci si apre anche al mondo. Si racconta della mucca, del pesciolino o dell’orso grande e bianco. Sono prima gli animali a fare i versi, con i grandi classici da fattoria, poi passeggiano, vanno nei campi per poi allontanarsi e vagare per mari, montagne, valli. Le mani possono immergersi in mari di gelatina che iniziano ad essere “il mare”, le piccole ruspe magari tirano su nocciole che sono veri massi che sono nel cantiere di fango (di cacao). I bambini e le bambini iniziano a fare quel piccolo passo verso l’astrazione attraverso il gioco simbolico.

Alla drammatizzazione delle emozioni

Dai primi istanti di vita cerchiamo di trasmettere le nostre emozioni, ma perché possano essere accolte e condivise abbiamo bisogno di anni. Si passa dal conoscere i propri e altrui sentimenti, alla verbalizzazione, per arrivare a concetti come empatia, emotività. Il drama therapy è una “tecnica” utilizza in psicologia per mettere in scena situazioni ed emozioni che lavorano al livello inconscio e profondo; più in piccolo, lasciare ai bambini uno spazio per raccontare i propri vissuti accogliendo semplicemente quello che viene messo “in scena” permette di dar voce ai propri sentimenti e conflitti. Non soffermandoci sulla “veridicità” dei racconti narrati e strettamente sulle modalità, ma lasciando ai piccoli narratori lo spazio di parola e di ascolto empatico. Eventualmente il genitore e l’ educatore può sostenere il racconto con domande libere e aperte, ma anche accettando l’invito al gioco da parte dei bambini.

Insieme alla parte narrante, la manipolazione di alcuni materiali come la sabbia, la farina gialla, per alcuni la gelatina, possono avere un’effetto rilassante sul corpo.

Esprimere il proprio mondo emotivo attraverso la drammatizzazione permette al bambino una messa in scena “sicura” del proprio sentire, canalizzando nel gioco le energie e pulsione. Far finta di essere un leone che ruggisce o una tigre che assale è più tranquillizzante (e socialmente accettato ) per normalizzare un’emozione o un’ energia aggressiva (da non confondersi con la violenza da cui è ben distante).

Progettare e proporre piccoli mondi nell’età dell’infanzia (ma anche alla primaria e in maniera più strutturata alle medie) stimola i processi creativi, affina le competenze di motricità fine, il linguaggio e la narrazione. Supporta i percorsi di crescita conignitiva, motoria ed emozionale

Avete mai proposto un piccolo mondo? E con quali domande avete progettato l’ esperienza?

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