Sperimentare in prima persona quello che si vuole far fare ai bambini serve spesso per aiutarci a capire meglio i limiti e le difficoltà che si possono trovare, ma soprattutto aiuta a trovare nuove connessioni con quello che ci circonda. Poter partecipare ad una formazione in cui un lungo corridoio e pieno di materiali destrutturati mi ha fatto brillare gli occhi. Quello che spesso è visto come scarto, qualcosa da buttare viene riutilizzato per creare, giocare, imparare.Si parla di arte effimera, di un arte destinata a scomparire, qualcosa che ora c’è e poi non più. Se non posso dire che quello creato in quei momenti fosse arte in senso stretto però, posso parlare di bellezza certamente. La bellezza della simmetria, delle armonie cromatiche, delle regole matematiche nascoste. C’è la relazione, in un contesto in cui noi adulti non dovevamo parlare, il corpo era l’unico modo di comunicare, di mettersi in relazione con l’altro. Potevamo dialogare facendo, disfacendo, costruendo, tendendo fili e mani. Ci siamo calati nell’ordine delle cose e nel disordine del riordino. Del panico una volta alzato lo sguardo di una frase: “ora si riordina tutto”. Sperimentare in prima persona quello che spesso richiediamo ai nostri bambini serve per riequilibrare le forme e i modi delle nostre richieste ed aspettative. Lascio una carrellata di immagini ringraziando Percorsi Formativi 06 per le fotografie e la preparazione della giornata