Blog genitori Home

“IL GIOCO è la più alta forma di ricerca” A. Einstein

Nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia riconosciuta dall’ ONU nel 1959 il gioco dei bambini compare tra i diritti fondamentali per i fanciulli. Insieme al diritto alla protezione, salute, uguaglianza, nella macrocategoria dello sviluppo compare il diritto al gioco. In particolare l’ Art. 31 Comma 1 e 2 1 vengono riconosciuti i diritti di dedicarsi al gioco e che ne venga incoraggiata l’organizzazione. Ma quando si parla di gioco non tutti sono d’accordo sul valore etimologico e pedagogico del termine.

Una delle caratteristiche che, in pedagogia, determina l’attività di gioco è che la proposta nasca in maniera libera, spontanea, senza vincoli e strutture, qual ora questa venisse orientata non è più gioco, ma un’attività strutturata e determinata. Cosa vuol dire questo? Se propongo alla mia bimba di giocare con le bambole diviene attività perché proposta? No, rimane gioco libero e spontaneo se io lascio la libertà di giocare o meno con le stesse e nel caso come utilizzarle. Se invece, preparo dei catini d’acqua, sapone, asciugamani e propongo di “giocare” insieme con le bambole in cui l’unico scopo è lavarle, non è più un gioco ma diviene un’attività (più o meno guidata o strutturata). Lo stesso vale nei contesti di nido, scuole e ambienti ricreativi. In questo discorso bisogna anche tener presente l’esistenza del gioco di regole, un gioco che è si strutturato ma con delle regole “necessarie per la buona riuscita”.

L’ importanza del gioco spontaneo

Da quando ha pochi mesi il bambino impara a relazionarsi con l’ambiente che lo circonda e da questo tranne appagamento attraverso il suo intervento nello spazio. Dal tentativo in culla di prendere i mobilies alle corse e arrampicate con gli amici da più grande, sono sempre forme di gioco e sperimentazione che i bambini mettono in atto nelle loro differenti fasi di crescita. Il gioco libero permette ai bambini di testare e conoscere i limiti che li circondano, consente loro di trovare delle risorse interne ed esterne per risolvere dei problemi e delle difficoltà. Stimola la fantasia, la condivisione, la collaborazione tra pari; è il momento instaurare e rinsaldare le amicizie, raccontarsi storie e avventure, imparare a reagire alle arrabbiature e stanchezze altrui. E’ il momento in cui si impara che esiste l’altro pari e che bisogna mediare ai propri desideri.

Lasciare un tempo dedicato al gioco libero nell’ arco della giornata, ogni giorno, più volte al giorno; nella prima infanzia in situazioni strutturate come nidi, spazi per le famiglie o scuole dell’ infanzia è lo spazio che accoglie, che aiuta nella transizione tra un’attività e l’altra, che aiuta a far andare. Il gioco libero è quello proposto all’ingresso della sezione, per facilitare l’ambientamento e “il risveglio” dei bimbi, in cui le educatrici hanno modo di osservare l’umore e le aspettative dei bimbi; è il momento prima di pranzo che aiuta a rilasciare le emozioni di un’intera mattinata insieme ai compagni o quello prima di tornare a casa nell’eccitazione di una fine giornata. E’ il tempo di raccontarsi quello che si è fatto, darsi l’appuntamento per l’indomani o fuori da scuola per giocare. E’ il tempo per mediare le stanchezze nelle relazioni. NON è mai tempo perso, anche quando il bambino sembra annoiarsi

Il gioco di regole

Pensiamo ora invece a quando si gioca al gioco della campana, un gioco in cui sono presenti regole precise ed è strutturato secondo un ordine di azioni a cui attenersi. E’ anch’ esso un gioco? Certamente! Le regole sono condivise dal gruppo, sono volte all’azione e alla buona riuscita dello stesso. Rimane la libertà e spontaneità della scelta di partecipare o meno, mantenendo così salda la differenza tra gioco e attività. In questo contesto i bambini possono interiorizzare le regole comunitarie, sentire come non attenersi alle stesse porta alla mal riuscita del loro scopo (giocare insieme alla campana). Se da una parte un gioco destrutturato, o più in generale spontaneo, serve al bambino per misurare le proprie capacità fisiche e relazionali, dar voce ai propri sentire emotivi ed emozionali. Dall’altra il gioco di regole aiuta il bambino a rapportarsi ai propri pari, a gestire vincite e sconfitte e ad attenersi alle regole imposte dal gioco.

Note

1) Comma 1 Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Comma 2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.

2) ricordo qui la differenza tra rischio e pericolo, è possibile correre dei rischi “calcolati”, ma non mettere in pericolo. Ad esempio mettere una fiamma libera è pericoloso, mentre possiamo correre il rischio di far utilizzare delle tazzine in vetro che potrebbero rompersi (ed è sorprendente la cura e delicatezza che usano i bimbi nel manipolarle)

Bibliografia, sitografia e letture consigliate:

  1. Giocare con cura – Ricerche di Pedagogia e Didattica. Journal …
  2. Gioco e Realtà, D.W. Winnicott
  3. L’ osservazione al nido, Fontaine, Ed Erickson
  4. Pratiche educative nei servizi per l’ infanzia, Infantino, Ed Franco Angeli

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *