Nella Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia riconosciuta dall’ ONU nel 1959 il gioco dei bambini compare tra i diritti fondamentali per i fanciulli. Insieme al diritto alla protezione, salute, uguaglianza, nella macrocategoria dello sviluppo compare il diritto al gioco. In particolare l’ Art. 31 Comma 1 e 2 1 vengono riconosciuti i diritti di dedicarsi al gioco e che ne venga incoraggiata l’organizzazione. Ma quando si parla di gioco non tutti sono d’accordo sul valore etimologico e pedagogico del termine.
Una delle caratteristiche che, in pedagogia, determina l’attività di gioco è che la proposta nasca in maniera libera, spontanea, senza vincoli e strutture, qual ora questa venisse orientata non è più gioco, ma un’attività strutturata e determinata. Cosa vuol dire questo? Se propongo alla mia bimba di giocare con le bambole diviene attività perché proposta? No, rimane gioco libero e spontaneo se io lascio la libertà di giocare o meno con le stesse e nel caso come utilizzarle. Se invece, preparo dei catini d’acqua, sapone, asciugamani e propongo di “giocare” insieme con le bambole in cui l’unico scopo è lavarle, non è più un gioco ma diviene un’attività (più o meno guidata o strutturata). Lo stesso vale nei contesti di nido, scuole e ambienti ricreativi. In questo discorso bisogna anche tener presente l’esistenza del gioco di regole, un gioco che è si strutturato ma con delle regole “necessarie per la buona riuscita”.
L’ importanza del gioco spontaneo
Da quando ha pochi mesi il bambino impara a relazionarsi con l’ambiente che lo circonda e da questo tranne appagamento attraverso il suo intervento nello spazio. Dal tentativo in culla di prendere i mobilies alle corse e arrampicate con gli amici da più grande, sono sempre forme di gioco e sperimentazione che i bambini mettono in atto nelle loro differenti fasi di crescita. Il gioco libero permette ai bambini di testare e conoscere i limiti che li circondano, consente loro di trovare delle risorse interne ed esterne per risolvere dei problemi e delle difficoltà. Stimola la fantasia, la condivisione, la collaborazione tra pari; è il momento instaurare e rinsaldare le amicizie, raccontarsi storie e avventure, imparare a reagire alle arrabbiature e stanchezze altrui. E’ il momento in cui si impara che esiste l’altro pari e che bisogna mediare ai propri desideri.
Lasciare un tempo dedicato al gioco libero nell’ arco della giornata, ogni giorno, più volte al giorno; nella prima infanzia in situazioni strutturate come nidi, spazi per le famiglie o scuole dell’ infanzia è lo spazio che accoglie, che aiuta nella transizione tra un’attività e l’altra, che aiuta a far andare. Il gioco libero è quello proposto all’ingresso della sezione, per facilitare l’ambientamento e “il risveglio” dei bimbi, in cui le educatrici hanno modo di osservare l’umore e le aspettative dei bimbi; è il momento prima di pranzo che aiuta a rilasciare le emozioni di un’intera mattinata insieme ai compagni o quello prima di tornare a casa nell’eccitazione di una fine giornata. E’ il tempo di raccontarsi quello che si è fatto, darsi l’appuntamento per l’indomani o fuori da scuola per giocare. E’ il tempo per mediare le stanchezze nelle relazioni. NON è mai tempo perso, anche quando il bambino sembra annoiarsi
Il gioco di regole
Pensiamo ora invece a quando si gioca al gioco della campana, un gioco in cui sono presenti regole precise ed è strutturato secondo un ordine di azioni a cui attenersi. E’ anch’ esso un gioco? Certamente! Le regole sono condivise dal gruppo, sono volte all’azione e alla buona riuscita dello stesso. Rimane la libertà e spontaneità della scelta di partecipare o meno, mantenendo così salda la differenza tra gioco e attività. In questo contesto i bambini possono interiorizzare le regole comunitarie, sentire come non attenersi alle stesse porta alla mal riuscita del loro scopo (giocare insieme alla campana). Se da una parte un gioco destrutturato, o più in generale spontaneo, serve al bambino per misurare le proprie capacità fisiche e relazionali, dar voce ai propri sentire emotivi ed emozionali. Dall’altra il gioco di regole aiuta il bambino a rapportarsi ai propri pari, a gestire vincite e sconfitte e ad attenersi alle regole imposte dal gioco.
Note
1) Comma 1 Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. Comma 2. Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l’organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali.
2) ricordo qui la differenza tra rischio e pericolo, è possibile correre dei rischi “calcolati”, ma non mettere in pericolo. Ad esempio mettere una fiamma libera è pericoloso, mentre possiamo correre il rischio di far utilizzare delle tazzine in vetro che potrebbero rompersi (ed è sorprendente la cura e delicatezza che usano i bimbi nel manipolarle)
Bibliografia, sitografia e letture consigliate:
- Giocare con cura – Ricerche di Pedagogia e Didattica. Journal …
- Gioco e Realtà, D.W. Winnicott
- L’ osservazione al nido, Fontaine, Ed Erickson
- Pratiche educative nei servizi per l’ infanzia, Infantino, Ed Franco Angeli